“Sono cresciuto con una passione infinita per questo sport e con il famoso quanto scoraggiante luogo comune del “uno su mille ce la fa”. In effetti il percorso del calciatore e la strada per provare a diventarlo sono indiscutibilmente pieni di insidie e di ostacoli imprevisti.
Io mi trovai ad esordire a 16 anni senza nemmeno rendermi conto di cosa stesse succedendo, totalmente inconscio delle difficoltà che da quel momento avrei dovuto affrontare. Emozioni forti, sensazioni indimenticabili, ricordi indelebili. Ho avuto la fortuna di vedere la serie A e di rimanerci per 12 anni. Un’esperienza che mi ha permesso di conoscere personaggi e campioni che poco prima ammiravo in televisione. Un viaggio bellissimo che mi ha fatto scoprire i molteplici e controversi aspetti del sistema calcio, dal rapporto con compagni e allenatori, alla scelta apparentemente banale, ma quasi mai condivisa, delle scarpe giuste per affrontare la partita. Quando le ginocchia mi hanno imposto di chiudere la carriera dopo una breve ma affascinante esperienza in terra francese, ho deciso di non abbandonare il mondo del calcio, diventato parte integrante della mia vita.
Io mi trovai ad esordire a 16 anni senza nemmeno rendermi conto di cosa stesse succedendo, totalmente inconscio delle difficoltà che da quel momento avrei dovuto affrontare. Emozioni forti, sensazioni indimenticabili, ricordi indelebili. Ho avuto la fortuna di vedere la serie A e di rimanerci per 12 anni. Un’esperienza che mi ha permesso di conoscere personaggi e campioni che poco prima ammiravo in televisione. Un viaggio bellissimo che mi ha fatto scoprire i molteplici e controversi aspetti del sistema calcio, dal rapporto con compagni e allenatori, alla scelta apparentemente banale, ma quasi mai condivisa, delle scarpe giuste per affrontare la partita. Quando le ginocchia mi hanno imposto di chiudere la carriera dopo una breve ma affascinante esperienza in terra francese, ho deciso di non abbandonare il mondo del calcio, diventato parte integrante della mia vita.
La scelta è stata facile…. troppi ragazzi pieni di talento, ma carenti di coraggio e di consigli si perdono per strada. Per questo nel “lontano” 2003 ho deciso di diventare procuratore sportivo, con la missione di aiutare quei ragazzi che proprio come me hanno una passione infinita per questo sport: l’obbiettivo, ambizioso quanto stimolante, è quello di crescere insieme, affrontando le difficoltà che si presentano senza farsi scoraggiare per raggiungere quello che per molti è un sogno, ma che per alcuni può diventare realtà” .